Dieci proposte per migliorare la piattaforma logistica nazionale. Dieci iniziative, subito realizzabili che, intervenendo su infrastrutture e best practice, potrebbero innalzare la competitività dell’Italia, e in particolare del Mezzogiorno, quale hub nel Mediterraneo per la movimentazione delle merci.
Le “Linee guida per lo sviluppo del settore dei trasporti e della logistica nel Mezzogiorno”, elaborate dall’Obi, l’Osservatorio Banche-Imprese di Economia e Finanza, in collaborazione con il Centro di Ricerca sulla Logistica dell’Università Carlo Cattaneo-Liuc, sono state presentate stamani in occasione del Sorrento Meeting 2015,
l’evento internazionale organizzato dall’Obi, in collaborazione con Assologistica, Confitarma, Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale e Fondazione Mezzogiorno Tirrenico, con il sostegno della Città di Sorrento.
Il documento definisce nuovi standard qualitativi delle performance, con la riduzione dei tempi e dei costi dei singoli processi, ottenibili attraverso un più efficiente coordinamento tra soggetti pubblici e privati, il potenziamento delle infrastrutture, e l’ottimizzazione di sistemi organizzativi e informatici.
Per accelerare il processo di smistamento delle merci sono state individuate alcune soluzioni, tra cui il cosiddetto “preclearing”, ossia lo sdoganamento anticipato delle merci presso gli uffici doganali portuali, l’introduzione di corridoi doganali che permettano di presentare la documentazione più velocemente, e l’ampliamento del “Fast Corridor Ferroviario”, che prevede la movimentazione di container dal punto di sbarco fino al magazzino di temporanea custodia presso un nodo logistico di destinazione. E, ancora, l’istituzione di Zes, zone economiche speciali, nei porti di Taranto e Gioia Tauro. Le Zes, nel modello concepito dall’Obi, dovrebbero essere intese non soltanto come aree di lavorazione di merci in transito sulle direttrici intercontinentali, ma anche come sostegno logistico alle “supply chain” ed alle reti distributive delle attività produttive già insediate nel Mezzogiorno, caratterizzate da una forte vocazione all’export.
In una logica di creazione di corridoi veloci per le merci, il documento propone di incentivare gli scambi sugli assi ferroviari Nord-Sud, in particolare sulla linea Adriatica, e di concentrare gli investimenti su porti, terminal intermodali, e aeroporti, che abbiano già dimostrato la capacità di attrarre traffico e svolgere una funzione positiva nel trasporto delle merci.
Per attuare tutto questo, sottolinea l’Obi, occorre la formazione di un solido capitale umano. Competenza ed esperienza dovrebbero essere i criteri con i quali selezionare il management, così da avere professionisti in grado di gestire e coordinare sistemi così complessi come quelli della logistica.
“Le nostre linee guida – spiega il direttore generale dell’Obi, Antonio Corvino – evidenziano l’esistenza di un gap tra il nostro Paese e quelli dell’Europa continentale, e al suo interno tra macro-regioni del Nord e del Sud. Questo divario, però, è solo in parte infrastrutturale. Anzi, limitarsi ad osservare questo aspetto fa perdere di vista altri fattori, altrettanto importanti, che impediscono, non solo al Mezzogiorno, ma all’Italia nel suo insieme, di svolgere funzioni logistiche di respiro internazionale, come avviene nel caso di importanti regioni europee a forte vocazione logistica, in Belgio, in Germania ed Olanda”.
“Il settore della logistica italiana è vittima dell’assenza di visione strategica complessiva, da parte sia della politica che del mondo delle imprese. Il Sud può fare la vera differenza per il rilancio del sistema, cominciando con lo sfruttare le enormi potenzialità del porto naturale di Taranto”. Lo ha dichiarato Carlo Mearelli, presidente di Assologistica.
“Le infrastrutture, soprattutto al Sud, hanno bisogno di più tecnologia e meno cemento – ha osservato Pietro Spirito, presidente dell’Interporto di Bologna – Abbiamo un Mezzogiorno groviera perché per anni è mancata una pianificazione strategica. L’imperativo, ora, è passare da politiche di tutela dei singoli interessi a politiche che guardino all’Italia come ad un sistema inserito all’interno di un contesto europeo e mondiale in continua evoluzione.
Bisogna fare in modo che il Sud diventi motore per lo sviluppo della piattaforma logistica nazionale, pertanto politica, imprenditori, operatori del settore della logistica e developer immobiliari devono dialogare tra loro. Anche le regioni e le imprese del Nord devono tendere un ponte verso il Sud”.
L’idea di un patto per il Sud è stata rilanciata da Eliseo Zanasi, presidente della Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale. “E’ necessario che tutti gli imprenditori lavorino insieme per un obiettivo comune – ha detto – La collaborazione non deve avere confini tra regioni. Tutti, dobbiamo ricordare che la logistica è ciò che ci consente di mettere in rete le nostre industrie”.
Per Elio Manti, dirigente generale Programmazione e Sviluppo della Regione Basilicata,
c’è bisogno di una regia nazionale forte per investire al meglio la quota di finanziamenti comunitari dei Fondi Fesr 2014-2020 destinati al Mezzogiorno d’Italia.
“Non vi sono altre risorse a disposizione, pertanto il ruolo della pubblica amministrazione risulta decisivo in questa fase di programmazione – ha evidenziato – Il governo sta anche lavorando al Masterplan per il Sud, e nei prossimi mesi verranno siglati accordi con le singole regioni. Noi siamo disponibili per raccogliere gli input che ci verranno dati e realizzare i progetti che saranno concordati”.
“Il vero nodo centrale della questione infrastrutturale in Italia risiede nella capacità di mettere il nostro Paese, e in particolare il Mezzogiorno, in condizione di poter intercettare grandi flussi commerciali che l’area del Mediterraneo possiede, e che in prospettiva avrà maggiormente, e di diventare così una grande piattaforma logistica – ha spiegato Gaetano Mastellone, vice presidente dell’Obi, rappresentante della Banca Popolare di Bari -. Abbiamo bisogno di una nuova accessibilità per lo sviluppo del Mezzogiorno: servizi ed infrastrutture di trasporto sono oramai necessarie per la sopravvivenza e per la crescita del Pil”.