di Alessandro Panaro, capo servizio Maritime Economy, SRM
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Il 16 giugno si è svolto un interessante webinar organizzato dal Propeller Club di Napoli con la presenza di autorevoli speaker che hanno portato testimonianze e casi studio sulla nautica e illustrato trend, caratteristiche ed impatto economico di un settore che da sempre rappresenta un’eccellenza del nostro Paese.
Infatti, il comparto di cui parliamo fornisce un contributo di oltre il 2,2% al nostro Prodotto Interno Lordo e dà un grande slancio alle esportazioni italiane con circa 3 miliardi di euro. Importante è anche l’aspetto occupazionale che vede 23.500 lavoratori impegnati direttamente nel settore.
I dati che ha mostrato SRM (su dati tratti da Confindustria Nautica-Fondazione Edison e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili) hanno illustrato anche un trend di fatturato settennale molto positivo; è dal 2014 che è iniziato un percorso di crescita del fatturato terminato nel 2019 con 4,78 miliardi di Euro (+12% sul 2018). I dati non rendono ancora visibile l’impatto del Covid-19 che pure sarà stato pesante come in tutta l’economia mondiale ma vi sono alcune analisi che vanno lette in chiave ottimistica.
Secondo i dati di Confindustria Nautica-Fondazione Edison su un panel di imprese associate operanti nei settori unità da diporto (udp) e accessori e motori (aem), stimerebbe una crescita del fatturato per la chiusura dei bilanci 2020; per le udp tale crescita sarebbe di oltre il 10% del fatturato per il 18% delle imprese e del 1-19% per il 26% delle aziende; tali dati diventerebbero per il settore aem il 18% ed il 35%. Il 41-42% delle imprese intervistate stima ,di contro, cali spesso importanti.
Previsioni più ottimistiche vanno profilandosi per il nuovo anno nautico che viene letto nel periodo settembre 2020-agosto 2021; infatti il dato mostra che il 67% per le imprese del settore unità da diporto e il 41% quelle di accessori e motori prevede aumenti di fatturato.
Spostando l’asse sulle immatricolazioni, il trend è in calo dal 2011 passando dalle quasi 105mila alle 95.611 unità. Importante è il ruolo della Campania che detiene il 15,7% di questo ultimo dato. Nella regione, infatti, trova spazio il quarto grande polo nautico del Paese per numero di imprese dopo quelli Lombardo, Tirrenico e Adriatico con 48 aziende (il 7,6% del totale Italia) che occupano 347 persone e generano 53 milioni di euro di fatturato e 18 di esportazioni.
Il polo di Napoli, in quanto ai primi 5 Paesi di riferimento esporta in Europa – principalmente Malta, Romania e Francia e nel Far East in Hong Kong e Giappone, ma le imprese vendono i loro prodotti in ben 15 nazioni intorno al mondo.
Spostando il Focus sul rilievo internazionale del Diporto Nautico il leader assoluto sono gli Stati Uniti che rappresentano il 48% del parco nautico mondiale contro il 19% dell’Europa. A livello di singoli Paesi l’Italia è terza nel mondo dopo Francia e Svezia ed un dato importante mostra ancora una domanda di posti barca molto viva con 4 unità da diporto per ogni posto barca, una copertura quindi del 25% delle esigenze del Paese.
A livello infrastrutturale, le statistiche mostrano la presenza di 779 porti turistici (con varie definizioni ministeriali) e la Campania ne detiene 68 (l’8,7% del totale Italia). La stessa Campania è la 6° regione su base nazionale con quasi 16.000 posti barca; i è significativo rilevare che il 47,5% dei posti barca è ubicato nelle regioni del Mezzogiorno. Se consideriamo la fascia delle imbarcazioni di oltre 24 metri, ritenute molto appetibili in quanto a creazione di economia, la percentuale scende al 39,8%.
Primeggiano nelle classifiche la Liguria con 24mila posti barca e la Sardegna con oltre 20mila. In tutto il Paese siamo a quota 162mila, con i dovuti arrotondamenti.
Non significativi appaiono i trend in quanto abbastanza stabili nel tempo; fin dal 2006 non si rilevano significativi aumenti o cali; da segnalare in Campania una discesa nel 2013 dove i posti sono scesi di circa 2.500 unità. In Liguria analogo calo dal 2010 al 2012.
Molto interessante lo spaccato che mostra i servizi detenuti dai vari porti turistici. In Italia le percentuali più basse dei servizi offerti riguardano le categorie Carburante, Informazioni turistiche e Aree di Parcheggio detenuti rispettivamente dal 46,9%, 55% e 65,4% delle infrastrutture considerate ed anche la Campania riflette tale dato con addirittura percentuali più basse: 36,5%, 53,9% e 58,4% mostrando come su tali carenze si debba ancora lavorare molto.
Sui posti per i grandi Yacht la Campania è (lievemente) al di sopra del dato Italia: 2,7% contro 2,4%. La prima in classifica è la Liguria con oltre 5 posti su 100. Essi rappresentano una grande opportunità per il paese, alcune stime mostrano come nel solo bacino del Mediterraneo vi sia una significativa presenza di megayacht; si valuta che, delle 5.300 imbarcazioni esistenti di questa misura, il 56% circoli nel Mediterraneo (3.000 unità). Questo dato aumenta nella stagione estiva fino a raggiungere il 70% (3.700 unità). La flotta mondiale dei grandi yacht genera una spesa operativa annuale diretta stimata in 6 miliardi di euro. Con lo yacht la propensione a spendere si aggira intorno ai 10-20mila euro al giorno.
Il settore ha dunque una grande valenza e il rapporto annuale di Federmare enuncia un moltiplicatore del reddito pari a 2,72 (100 euro investiti nel diporto ne generano 272 nell’economia) e un moltiplicatore occupazionale pari a 9 (1 occupato nella nautica ne genera 9 nell’economia).
Un’altra sfida per il nostro Paese.