Nauta Design ha disegnato esterni e interni del nuovo Southern Wind 105 GT Taniwha facendo tesoro della precedente esperienza e creando uno stile innovativo. Consegnata quest’estate, l’imbarcazione ha debuttato al recente Monaco Yacht Show, dove ha raccolto consensi da tutto il settore.
È stato un progetto impegnativo e stimolante, per il quale Nauta ha interpretato il brief dell’armatore personalizzando la versatile piattaforma SW105 e Southern Wind ha affrontato come sempre questa sfida. Lo studio milanese aveva già disegnato le linee di coperta e gli interni per i tre precedenti scafi di questa gamma “smart custom” di Southern Wind.
“Quando Southern Wind ci ha presentato agli armatori, abbiamo ascoltato con attenzione tutti i loro desideri e indicazioni e abbiamo avuto immediatamente l’ispirazione – afferma il co-fondatore di Nauta, Massimo Gino – Abbiamo dato vita a una versione della barca più elegante, sportiva e ispirata al design automobilistico, con un nuovo progetto della coperta che, insieme al cantiere Southern Wind, abbiamo battezzato ‘Gran Turismo’. Abbiamo capito di aver compreso e rispettato il brief degli armatori vedendo il loro entusiasmo durante la presentazione del nostro nuovo disegno per questo SW105 GT”.
Southern Wind ha esaminato attentamente ogni elemento del design al fine di risparmiare peso nel modo più efficiente possibile, consegnando uno yacht che disloca meno del più veloce SW105 realizzato fino ad oggi, senza comunque limitare il comfort tipico di un superyacht.
“Volevamo risparmiare peso in modo intelligente. Per ogni chilogrammo di risparmio di peso abbiamo proposto un rating. Risparmiare peso in alto è la soluzione ottimale, con un forte beneficio in termini di distanza dal baricentro” afferma Andrea Micheli, direttore commerciale del cantiere Southern Wind.
Nauta ha ridisegnato completamente la coperta per creare un senso di velocità. Una falchetta più bassa, una tuga slanciata e un pozzetto più ampio e meno profondo: tutto è stato combinato ottenendo un grande risultato.
“Questo nuovo design della coperta ha un aspetto innovativo e pulito che si ispira anche ai metodi di costruzione del composito a sandwich e allo stile delle barche da regata – afferma ancora Gino – Il risultato finale è uno yacht che combina un potente piano velico e una costruzione leggera con tutti i comfort di un bluewater cruiser”.
Questa soluzione ha anche creato alcune interessanti opportunità, che Nauta ha saputo sfruttare. Lungo il paramare del pozzetto, realizzato su un unico livello, Gino ha immaginato il teak salisse dal ponte laterale sul fianco del paramare e sulla sua seduta, mostrando lo spessore del composito con una spessa seduta di teak sospesa sul pozzetto. Oltre a realizzare un pratico e comodo punto di appoggio sia esternamente che internamente, si è creato un punto di riferimento estetico coerente col resto delle geometrie GT: una struttura in composito, con anima di nomex e rivestimento esterno in teak.
Si unisce perfettamente alla murata, quindi si piega per correre parallelo alla coperta e sembra “volare” sul pozzetto, ottenendo di giorno un grande effetto visivo, ancora più speciale di sera, quando si svela una stringa nascosta di luci a led.
L’attenzione dell’armatore per ogni aspetto del design è stata essenziale per ottenere degli interni armoniosi ed equilibrati. Il brief degli armatori era molto chiaro: una connessione olistica tra interni ed esterni, che si esprimesse in tutto lo stile sottocoperta, sobrio, pulito, leggero come il design della coperta. Per l’arredamento degli interni si sono utilizzati materiali naturali e sostenibili e ogni dettaglio è stato disegnato con estrema cura.
Il tambuccio principale trasparente, affiancato da vetri che permettono una connessione visiva con l’esterno, crea una comunicazione diretta e una continuità tra interni ed esterni. Dalla posizione del timoniere in coperta, si possono vedere gli interni fino alla sala tv e anche oltre. Allo stesso modo, dalla cabina armatoriale è possibile affacciarsi e vedere cosa succede nel pozzetto di poppa.
Il design e la geometria degli interni seguono le curve naturali dello scafo piuttosto che cercare di nasconderle dietro gli angoli a 90 gradi dei classici mobili. Questo approccio è visibile chiaramente nella cabina armatoriale a prua e nelle due cabine ospiti a poppa.
Le cabine sono dotate di mobili a murata “sospesi”, belli e funzionali, e che mostrano, invece di nascondere, la vera forma dello scafo sottostante. I letti sono “sospesi”, con sommier inclinato, aumentando così la superficie calpestabile e armonizzandosi alla forma dello scafo.
Negli interni il teak è stato desaturato e trattato ad olio dal cantiere costruttore, per creare una finitura piacevole al tatto e alla vista. “È bellissimo – dice Gino – Caldo e luminoso, piacevole alla vista e morbido al tatto. La combinazione del pavimento chiaro e dei pannelli a parete rivestiti in tessuto dona luminosità e pace agli interni”.
I grandi bagni sono caratterizzati da lavabi e superfici trattate in resina modellata a mano, appositamente creata da esperti artigiani italiani per richiamare lo “stucco italiano” in una versione “concrete”. Il salone principale include uno splendido controsoffitto ribassato, finito in teak, che incornicia lo skylight, in modo che si enfatizzi la luce naturale e l’altezza, creando un senso di accogliente comfort.
I tavoli in teak del salone a tutto baglio hanno una duplice funzione: in posizione rialzata vengono utilizzati per servire il pranzo, mentre in posizione abbassata diventano “coffee tables”. Anche i tavoli sono progettati per sembrare leggeri e “sospesi”, utilizzando un piano che mostra bordi sottili con intarsi in metallo, riecheggiando l’effetto visto altrove sulla barca.
Gli interni di Taniwha rappresentano poi l’ultimo passo nella più recente fase evolutiva del design dei superyacht a vela. “In questo yacht si trovano molte delle nostre innovazioni di design, combinate in modo particolarmente coerente, così da abbinarsi perfettamente con lo stile GT degli esterni. Gli interni e gli esterni parlano la stessa lingua, in modo olistico” conclude Gino.