La Federazione del Sistema marittimo italiano compie 25 anni
La Federazione del Sistema marittimo italiano compie 25 anni.
Il 6 febbraio si è tenuta a Roma la riunione del consiglio della Federazione del Sistema marittimo italiano, presieduta da Mario Mattioli. Dopo aver approvato il bilancio preventivo per il 2019, il consiglio ha rinnovato il mandato di segretario generale della Federazione a Carlo Lombardi ed ha definito gli eventi che si terranno nel corso dell’anno per celebrare il venticinquennale dell’organizzazione del cluster marittimo nazionale.
In particolare, in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo, nel corso della riunione è emersa l’esigenza di richiamare con forza all’attenzione delle forze politiche italiane la necessità di dare al cluster marittimo, nei programmi e nei dibattiti della prossima campagna elettorale, uno spazio adeguato alla sua importanza economica e sociale per un paese manifatturiero povero di materie prime e a forte connotazione turistica come il nostro. “Prima dell’inizio della campagna elettorale – ha affermato Mario Mattioli – invieremo a tutte le segreterie dei partiti una nota che sottolinei l’importanza del cluster marittimo e solleciti la definizione di programmi e la scelta di candidati che mettano in rilievo le questioni marittime e la loro tutela a livello europeo. La Federazione del Mare ritiene indispensabile che i parlamentari individuati dalle forze politiche nazionali quali referenti nel nuovo Parlamento europeo del mondo marittimo, cui questo possa rivolgersi per condividere le strategie di sviluppo, segnalare problematiche e trovare tutela adeguata in seno all’Unione europea, abbiano la necessaria conoscenza e competenze del settore e si dichiara pronta ad incontrarli, in un confronto costruttivo che apra nuove prospettive in Europa per il cluster marittimo tricolore”.
“Il peso dell’economia marittima nel nostro Paese – ha aggiunto il presidente Mattioli – ben rappresentata dalla Federazione del Mare, che riunisce le principali organizzazioni legate al mare, impone che i nostri parlamentari europei tengano in debito conto le attività marittime italiane, che annualmente producono beni e servizi per un valore pari al 2% del Pil globale italiano e al 3,5% di quello dipendente dalle sole attività private, creando circa 500mila posti di lavoro tra addetti diretti e dell’indotto”.