di Bianca d’Antonio
Andrea Mastellone, contitolare dell’Agenzia Marittima Marinter, è il presidente di Assoagenti Napoli, ruolo che aveva già ricoperto dal 2012 al 2016. Del porto di Napoli conosce tutto, problemi e pregi, vizi e virtù ed è per questo che a lui, proprio per la profonda conoscenza dello scalo marittimo partenopeo per il quale si infervora e si “incavola”, nonché per la sua competenza nel settore, rivolgiamo alcune domande.
Come è cambiato oggi il ruolo dell’agente marittimo? È ancora essenziale in Italia?
“Senza dubbio, il suo ruolo ha subito una profonda evoluzione in linea con i nuovi orientamenti dettati dalla legge di riforma portuale del 1994, emendata nel 2016. Dal ruolo di assistente del comandante della nave nei rapporti con le autorità locali, l’agente marittimo si è dovuto ritagliare una funzione imprenditoriale di operatore logistico a supporto delle richieste dell’armatore rappresentato”.
Come giudica il sistema portuale campano? Quali le carenze ed i pregi?
“Come carenza, registro la mancata inclusione dei porti di Torre Annunziata e Pozzuoli nella nostra Adsp del Tirreno Centrale. Avere tutti e cinque i maggiori porti campani inclusi nel perimetro dell’Adsp potrebbe sicuramente favorire la razionalizzazione dei traffici. Ulteriore deficit, purtroppo irrisolvibile, è l’ubicazione nel cuore della città dei due maggiori porti (Napoli e Salerno) con notevoli problemi di viabilità ed inquinamento. Per quel che concerne i pregi, li individuo soprattutto nel settore delle crociere, ovvero avere la stazione marittima, sia a Napoli che a Salerno, ubicata al centro della città. Indubbiamente rappresenta un notevole driver attrattivo per i crocieristi avere a Napoli la metropolitana, con la bellissima stazione di piazza Municipio in uscita diretta sulla stazione marittima e sulla nuova struttura ubicata al molo Beverello al servizio del traffico per le isole del golfo”.
In che cosa dovrebbe migliorare il porto di Napoli? E quali consigli darebbe all’Autorità Portuale e alla Regione per rendere più appetibile l’offerta ed attirare nuovi armatori dei vari settori merceologici?
“Il porto di Napoli dovrebbe essere ridisegnato o razionalizzato nella attribuzione degli spazi e delle banchine da riservare ai traffici, ma mi rendo conto che tutto ciò è impossibile da realizzarsi in quanto stiamo ancora ragionando sulla base delle linee guida del piano regolatore portuale del 1958, cioè ad un’epoca in cui non si parlava né di gigantismo navale né di containers (il loro utilizzo iniziò verso la fine degli anni Sessanta). Alla luce di quanto da me osservato, l’unica cosa che mi sento di suggerire all’Autorità portuale è la ricerca e l’individuazione di nuovi spazi nell’ambito portuale da attrezzare e destinare ai traffici commerciali”.
Qual è per lei il maggior handicap dello scalo partenopeo?
“La maggiore carenza dello scalo partenopeo la individuo nell’assenza di un terminal contenitori in grado di accogliere navi di ultima generazione”.