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Il “new classic” Aprea G-10 dell’Antico Cantiere del Legno Aprea

Luglio 2023: scendono in mare due nuovi esemplari del gozzo “new classic” Aprea G-10, massima espressione della cantieristica navale sorrentina.

Si chiamano “New Classic” quelle barche in cui il meglio della tradizione si fonde con lo sviluppo tecnologico: l’innovazione inspirata dalla tradizione, insomma. E quando l’esperimento riesce il risultato è magnifico, come dimostrano alcune rivisitazioni delle lobster del Maine, di grandi velieri o di piccoli day cruiser. Ma qui per la prima volta a fare da modello è la più tipica delle barche dei nostri mari, il gozzo sorrentino. Un “Aprea” per intenderci, nome diventato ormai sinonimo del gozzo, anzi dei gozzi a vela, a remi, a motore, plananti o borbottanti con la lampara a prua. Tanti quanti sono i ceppi in cui si è divisa la famiglia negli oltre due secoli di storia; ognuno ha scelto la sua strada. E il suo gozzo.

Sembra strano, ma l’innovazione più importante si deve proprio al ramo più fedele alla tradizione. Quello di Mastro Cataldo Aprea, ottantenne, che nel cantiere di Sorrento (attivo dal 1760) continua a costruire gozzi in legno come i liutai fanno i violini. Suo figlio Nino, che in quel cantiere c’è nato, ha voluto e saputo guardare avanti e ha fondato l’Antico Cantiere del Legno Aprea, a Torre Annunziata, diventato presto il punto di riferimento per il restauro e la manutenzione di prestigiosi scafi in legno, e non solo.

Qui è nato il primo esemplare del G-10 Hibrid. G come gozzo (e come Giulia, figlia secondogenita madrina del progetto), 10 i metri di lunghezza e Hibryd perché il G-10 può spegnere il diesel (da 115 a 150 cavalli per 8/10 nodi di velocità) e scivolare in silenzio spinto da un motore elettrico, con le batterie che si ricaricano quando si usa la propulsione tradizionale. O quando si va a vela: l’armo latino è un affascinante optional, utile come il pilota automatico per le navigazioni più lunghe; sottocoperta c’è un grande bagno, una bella cucina e un bel cuccettone doppio.

Le linee sono quelle di Pianosa, celeberrimo gozzo costruito da Mastro Cataldo Aprea negli Anni Quaranta, il cui restauro è stato pluripremiato. Linee intramontabili, “naturali” perché disegnate dalle onde del Golfo, dall’esperienza di milioni di miglia navigate per la pesca, il trasporto di merci e passeggeri. Abilmente rivisitate dall’architetto Stefano Faggioni per compiacere l’occhio e aumentare il confort.

La costruzione è in legno, naturalmente. Ma al posto del solito fasciame, pannelli compositi in lamellare, tagliati a controllo numerico per avere precisione, leggerezza, solidità e manutenzione pari a uno scafo in vetroresina. Senza i suoi difetti.

Ed eccoci al varo di Elzira, G-10 numero 2, costruito per un armatore esperto che l’ha molto personalizzato, con una cucina che fa invidia a quella di casa, tutto il meglio dell’elettronica e perfino una plancetta idraulica a poppa. Grazie alla costruzione assolutamente artigianale, che permette di avere una barca su misura, garantita per 5 anni dal Cantiere e che durerà una vita!
Seguirà a fine luglio la numero 3, costruita per il Presidente del FAI in Campania con motore elettrico, a dimostrazione di un modo virtuoso di vivere il mare di cui si sente sempre più il bisogno.

Forse gli amanti del rombo dei cavalli motore e del record “casello-casello” faranno un sorriso di sufficienza. Ma chi ama il mare, chi ama navigare, chi ama il bello e rispetta l’ambiente, non può non rimanere affascinato da questa barca.